“Abbiamo bisogno di talenti, tutti i compiti operativi verranno assegnati online”. Nel mirino le attività russe nel campo dell’energia e della finanza. Ma la controffensiva è già in corso: Facebook segnala attacchi contro militari, politici e giornalisti 28 Feb 2022 Antonello Salerno
Un esercito digitale per combattere contro la Russia anche sul fronte cyber. E’ la strategia annunciata da Mykhailo Fedorov, ministro per la trasformazione digitale del Governo ucraino, che ha utilizzato Twitter per questa singolare “chiamata alle armi”. “Stiamo creando un esercito IT – recita il post di Fedorov – e abbiamo bisogno di talenti digitali. Tutti i compiti operativi verranno assegnati online. Ci saranno compiti per tutti. Continuiamo a combattere sul fronte cyber. Il primo compito è sul canale per gli specialisti informatici”. A seguire il ministro ucraino ha postato un link a una chat di Telegram, dove agli hacker di chiede di prendere di mira le aziende russe attive nel campo della finanza e dell’energia, tra le quali giganti come Gazprom e, nel campo degli istituti di credito, Sberbank e Vtb. I segnali della “guerra digitale” tra Russia e Ucraina, intanto, si fanno sempre più forti. E’ ad esempio il caso dell’allarme lanciato da Meta, holding a cui fa riferimento Facebook, secondo cui un gruppo di hacker russi avrebbe utilizzato la piattaforma per prendere di mira una serie di personaggi pubblici ucraini, tra i quali politici, giornalisti e vertici militari del Paese. Sempre sul fronte “digital”, è delle ultime ore la decisione di Google di disabilitare temporaneamente in Ucraina il servizio di Google Maps che consente di monitorare il traffico sulla rete viaria locale in tempo reale, o di stabilire quanto siano affollati alcuni luoghi pubblici. Questo per evitare che le informazioni potessero essere utilizzate in ambito militare per pianificare eventuali attacchi mirati. Sempre nei confronti di Google il governo russo avrebbe avanzato una richiesta di limitare gli annunci postati attraverso Google Ads che forniscono ricostruzione che Mosca giudica “non accurate” sulle cause del conflitto con l’Ucraina. Anche questa vicenda dimostra come la Russia sarebbe impegnata con determinazione a giocare un ruolo chiave sul modo in cui il conflitto viene raccontato online sui social, dopo che i mezzi di comunicazione ufficiali di Mosca sono stati oscurati in molti Paesi su scala internazionale. Come risposta alle pressioni di Mosca su Facebook & Co. era scesa in campo nei giorni scorsi anche l’Unione Europea, con il commissario all’industria Thierry Breton che aveva chiesto alle piattaforme online di cancellare gli account attivi nel campo della propaganda bellica. Una richiesta simile è arrivata a Google, Facebook, YouTube e Twitter anche dai capi di governo di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, che in una lettera congiunta agli amministratori delegati delle quattro società, criticano i colossi del web per non aver fatto abbastanza “per affrontare l’assalto senza precedenti alla verità del governo russo”. Sul fronte “Anonymous” proseguono intanto gli attacchi informatici del collettivo di hacker, con l’ultima offensiva che avrebbe preso di mira oltre 300 siti in Russia, tra i quali siti governativi, di media statali e di banche. Tra i portali d’informazione non accessibili ci sono stati quelli dell’agenzia di stampa “Tass”, di “Rbk”, della versione russa della rivista “Forbes”, dei quotidiani “Kommersant” e “Izvestia”. In aggiunta, Anonymous ha preso di mira anche i siti di una serie di banche della Bielorussia, incluse Belorussbank, Priorbank e Belinvestbank. Quanto infine a Telegram, piattaforma di messaggistica istantanea russa, aveva dal canto proprio annunciato nei giorni scorsi, per voce del fondatore Pavel Durov, di valutare la possibilità di sospendere l’utilizzo di alcuni canali durante la prosecuzione delle ostilità con l’Ucraina.
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