L’effetto Dunning-Kruger, da Chernobyl alla Cybersecurity

Perché accostare due rischi? Perché cerchiamo esperti inesperti? Perché l’ignorante impera e il competente mastica amaro? Ve lo spiego Nunzio TENOREMarzo 11, 2022

Il Duga, “arco”, è stato un radar di preallarme sovietico con capacità over the horizon, entrato in servizio presumibilmente nel 1976, quando le emittenti radio in tutto il mondo cominciarono a ricevere un caratteristico segnale da 10 hertz, il ticchettio del picchio, misterioso e ossessivo. Tale segnale radio a onde corte venne rilevato fino al 1989 e poi si suppone che il Duga venisse disattivato. Di due esemplari, il principale era localizzato vicino alla centrale di Chernobyl. Ma andiamo con ordine. Il pressapochismo delle ricerche di personale “anche non esperto” sulla Cybersecurity viste recentemente fa affiorare un problema cronico: perché il culto della mediocrità ha successo ed è contagioso? Chi si diletta di cucina avrà notato che spesso coloro che pubblicano o mostrano i loro manicaretti appartengono alla categoria dei “principianti presuntuosi”: riesce loro un piatto, o una torta, e sentono l’impulso immediato di insegnarli, anzi dispensano saggezze e demitizzazioni da consumati chef. Uno diceva, quando calate gli spaghetti calateli e basta, ci pensano loro, non serve mescolare. Grossa bestialità: si sa che gli spaghetti rigidi, appoggiandosi al bordo rovente della pentola, si bruciacchiano e fanno pessima figura quando serviti. Accompagnamoli gentilmente sul fondo. Allora, poniamo che si voglia provare a fare una cosa difficile, il soufflè di formaggio. E va così:

La prima volta va tutto liscio. Paulo Coelho dice in un suo libro che quando mettiamo mano a una cosa nuova tutto l’universo cospira alla sua riuscita. Tutto l’universo appresso al nostro soufflè. Vogliamo insegnarlo subito (A). Poi la ripetizione ci ammazza, subentrano inconvenienti a cui non sappiamo rimediare perché ci mancano le basi e arrivati in B ecco lo sconforto, che però se perseveriamo è il socratico momento del so di non sapere, l’inizio della consapevole riscossa. Acquisiremo con metodo e applicazione le competenze. Giunti però all’apice (C), un lontano ricordo e timore del passato fallimento limiterà la nostra voglia di divulgare e fare sfoggio, il che si tradurrà in una perdita CD di potenziale esprimibile. Non solo, ma in un confronto con il neofita che si trova in A ci porremo in sottomissione. Di quanto? Di CD. Lui passerà per più esperto di noi. Morale: chi ha percorso la dura vallata ABC invece che il logico, razionale processo OD finisce comunque per depauperare la competenza condivisa delle cose, quello cui pensava Mazzini quando definiva la democrazia come il governo di tutti sotto la guida dei migliori. Avrete riconosciuto nella curva l’”effetto Dunning-Kruger”, attestato sperimentalmente sul finire del millennio scorso. Le conseguenze: ignoranti che si sopravvalutano ma anche persone competenti che non esprimono il loro potenziale. Ci sono quelli che percorrono l’intera curva e scottatisi le ali nella prima parte OAB poi stanno bassi nella seconda. Il culto dell’ignoranza, dell’incompetenza, del “tutto semplice” (gli spaghetti …) prende il sopravvento. Tu virologo? Virologi tutti. Tu energetico? Energetici tutti. E’ il mito del Commissario Tecnico della nazionale: siamo un popolo di cittì, quante volte lo abbiamo sentito? Poiché viviamo nella fiera dell’incompetenza, e questa diviene paradossalmente una “competenza distintiva”, un marchio di omologazione, ecco che cercheremo gente nel tratto OA, poi per il pianerottolo di incompetenza della legge di Peter ce li terremo sul gobbo e quando saranno tra B e C che ne sarà stato di noi ? Ora vediamo di fare un salto: quando cioè da percorso individuale l’effetto Dunning-Kruger diventa carattere generale di un gruppo. E’ lecito fare questa estrapolazione: nell’analisi transazionale (T.A. Harris, Io sono OK, tu sei OK – il capitolo finale) troviamo l’esempio di vari caratteri nazionali (Cina, India, Germania nazista, …) visti in chiave genitore / adulto / bambino, e in particolare degli Americani come popolo; in origine un bambino piccolo in balia degli elementi ostili, tornadi, catastrofi, scacciato dalla propria nazione madre, che cresce e diventa forte ma rimane complessato dall’assalto, dalla prepotenza e reagisce allo stesso violento modo, comprandosi la pistola Possiamo immaginare la Russia come un genitore abituato all’esercizio dell’autorità, si chiami zar, Stalin o Putin, in un prosperare di ottusa e onnisciente burocrazia socio-militare, lenta e sempre in quadruplice copia. Il Potere Avulso. Dunque, le attuali vicende belliche hanno riportato i riflettori su Chernobyl. Progettato per rilevare il lancio di missili balistici intercontinentali dall’Occidente, il Duga fu costruito, come detto, nei pressi di Chernobyl, vicino alla centrale nucleare perchè esso necessitava di un elevato consumo (200 MW). Un’altezza pari a 150 metri e una lunghezza pari a 700 metri lo collocano tra le più grandi antenne mai costruite. Era capace di rilevare testate a più di 2500 km di distanza. Incarnava l’idea di realizzare un sistema radar per riuscire a “vedere oltre l’orizzonte”. Dopo l’esplosione del reattore nella vicina centrale nucleare, ne fu fatta evacuare la struttura: il sistema di ventilazione non era equipaggiato con sistemi di filtraggio antinucleare! e la radiazione veniva trasportata in tutti gli spazi interni contaminandoli. Sta ancora lì, terribile e grottesco come i ciechi, per rubare un verso al poeta Dino Campana. In ogni caso, la massima “distanza di scoperta” di questo radar corrispondeva a un tempo di preavviso dell’impatto di 10-15 minuti. Non salvava nessuno, serviva solo a scatenare la risposta in automatico. Che cos’è il Duga se non la prova di una “presunzione politica generale” del Potere Avulso? Un “genitore” che pensa un minuto e poi passa un mese a coprire le terga alla sua pensata. In quadruplice copia. Sapevano tutto della strategia e della difesa ma ignoravano un principio più generale: che gli elementi critici vanno tenuti tra loro lontani. Che vicino all’uranio tutto deve essere antinucleare. Che in quanto altamente strategico sarebbe stato opportuno per il nemico distruggerlo e così si sarebbe scatenata una tregenda radioattiva globale. Oggi il blackout alla centrale di Chernobyl è forse solo un caso bellico collaterale e le vasche di raffreddamento non sono attinte, dice in sostanza l’AIEA dell’ONU. O forse una decisione ucraina, nel qual caso assai controversa? Come ormai per tutto, c’è la duplice chiave di lettura: fattuale e mediatica (qualunque cosa o voce su Chernobyl mette i brividi alla schiena e porta in farmacia in cerca di iodio). Se la duga lezione (battutina en passant) è stata capita (parte a destra del tracciato) lo vedremo da come i Russi staranno alla larga dalle centrali. Altrimenti non sarà solo un soufflè venuto male.

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