Serve un buon livello di ridondanza delle rotte e degli approdi per assicurare protezione e resilienza delle reti. Lo spazio cyber è sempre più uno dei terreni su cui si gioca il futuro della competizione tra Stati e sistemi economici
22 Dic 2021 Luca Cardone Head of Product Marketing & Sales Operations di RetelitLo spazio cyber è sempre più uno dei terreni su cui si gioca il futuro della competizione tra Stati e sistemi economici e non a caso intorno ai cavi sottomarini, che trasportano oltre il 97% delle comunicazioni internazionali e dove è stato stimato che vengono trasportati oltre 10 trilioni di dollari al giorno tramite transazioni finanziarie, si sta giocando da tempo un’importante partita geopolitica che purtroppo, ha visto finora l’Europa in una posizione più defilata rispetto al grande attivismo di Stati Uniti e Cina. Eppure, come cita un recente studio prodotto da Astrid, si attende una crescita significativa della rete dei cavi sottomarini, stimolata dalle esigenze infrastrutturali dei grandi fornitori di contenuti e servizi cloud, che potrebbe rappresentare per il Vecchio Continente, e per l’Italia in particolare, una grande opportunità. La nuova distribuzione del traffico globale, infatti, dovendo soddisfare requisiti di grande richiesta di banda, bassa latenza e resilienza ha creato l’esigenza di nuove rotte e nuovi punti di approdo, creando di fatto i presupposti per una rinnovata centralità del Mediterraneo e per un nuovo ruolo degli operatori regionali come Retelit. In questo contesto assume particolare importanza la capacità di Governi ed operatori di assicurare adeguata protezione tanto ai cavi sottomarini quanto ai punti di approdo dei cavi sulla terra ferma: le Cable Landing Stations (CLS) o Landing Points, strutture situate nei pressi delle coste che trasmettono i dati arrivati via mare alla rete terrestre e che spesso sono sfornite di efficienti misure di sicurezza. La protezione delle tratte marittime dei cavi presenta notevoli problematiche, ad esempio i cavi sottomarini possono essere facilmente individuati e danneggiati meccanicamente o mediante piccole cariche esplosive ed è difficile tenerli sotto costante e diretta sorveglianza. Nessuna flotta potrebbe proteggere l’intera rete di cavi, data la sua estensione globale e le aree geografiche interessate. Inoltre, l’inadeguata tutela giuridica offerta dagli attuali strumenti del diritto internazionale, specie in caso di attacchi compiuti fuori dalle acque territoriali di un singolo Paese ne rendono impossibile la sorveglianza. Tuttavia, sono proprio le landing station a costituire i punti più vulnerabili sia da un punto di vista tecnico che di accesso fisico. Esemplare il caso di un giornalista britannico che nel 2018 si introdusse indisturbato in una CLS sita in Cornovaglia, facente parte di un sistema comprendente tre cavi intercontinentali Oltre agli attacchi informatici un’adeguata strategia di protezione dei cavi sottomarini non può dipendere unicamente né dall’azione militare né dall’evoluzione delle tecnologie di sicurezza o degli strumenti normativi: serve un buon livello di ridondanza delle rotte e degli approdi per assicurare sicurezza e resilienza della rete. Oggi Marsiglia, è uno dei principali punti di approdo a livello europeo, in caso di evento disastroso si rischierebbe un blackout di Internet a livello mondiale. In questo contesto, Retelit ha investito nel Consorzio AAE-1, creando un nuovo landing point a Bari e più recentemente sulla Liguria dove ha costruito una piattaforma di atterraggio da Savona e Genova fino a Milano dedicata ai nuovi cavi provenienti dal Mediterraneo. @RIPRODUZIONE RISERVATA
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